Non credete a tutti quei sedicenti esperti e giornalisti – magari anche da 40 anni in Medio Oriente ma che di arabo sanno due o tre paroline e che tra un “shukran” e un “mazbut” vi piazzano lì il “rischio guerra civile in Libano”.
E vi rimbabiscono con scenari di scontri megagalattici a colpi di macete e lancia razzi tra sunniti e sciiti dal Mediterraneo all’Asia Centrale.
In Libano c’è sempre più aria di evitare ogni conflitto intestino. L’ultimo segnale in tal senso viene dall’incontro avuto nei giorni scorsi a Beirut tra una delegazione del movimento palestinese Hamas – non più basato a Damasco ma al Cairo – e il leader di Hezbollah il sayyid Hasan Nasrallah.
Come riferisce stamani, 2 agosto 2012, il quotidiano libanese as Safir, i rappresentanti sunniti di Hamas hanno discusso di Palestina e della questione siriana con il leader del movimento sciita sostenuto da Iran e dal gruppo di potere in Siria da oltre 40 anni. I quadri del movimento palestinese hanno anche incontrato rappresentanti dell’altro movimento sciita libanese, Amal.
Deputati di Hezbollah e lo stesso Nasrallah ormai ripetono quasi ogni giorno che il partito non ha intenzione di invischiarsi in un conflitto interno a sfondo confessionale. Lo dimostra, ancora una volta, l’atteggiamento seguito da Hezbollah nel gestire la questione degli 11 “pellegrini” rapiti nel nord della Siria a maggio e di cui non si hanno da tempo più notizie.
Nonostante i parenti dei “pellegrini” siano andati fino al palazzo presidenziale di Baabda a chiedere conto degli sforzi dello Stato libanese (lo “Stato”: ora esiste, ora non esiste, a seconda delle esigenze), sono stati richiamati all’ordine dal generale Ibrahim Abbas, comandante della Sicurezza generale libanese (una delle agenzie di sicurezza) e uomo notoriamente vicino a Hezbollah. Le famiglie dei rapiti hanno annunciato che per ora sospendono le proteste.
E c’è ancora chi grida al rischio di “spill over”… Che noia!